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La pittura del Seicento in Italia non è contrassegnata esclusivamente dal trionfo del linguaggio barocco, o dal vagheggiamento di un bello ideale, rifugio degli intellettuali di matrice classicista. E infatti, nel secolo di Galileo, dell'atomismo, del meccanicismo, come avrebbe potuto il mondo dell'arte figurativa ignorare le teorie scientifiche e filosofiche, rimanendo completamente impermeabile agli inediti sguardi sul cosmo, sulla natura, sulla storia? D'altro canto, un libertinismo proteiforme, che interessa i vari campi del pensiero e dell'agire umano, percorre l'intero secolo, in modo più o meno carsico, manifestandosi, anche nella produzione artistica, attraverso un atteggiamento che rivede criticamente i valori correnti sostenuti dalla cultura ufficiale nei vari settori del sapere, della religione, della politica e della morale. L'autrice, dunque, allargando la sua indagine dall'ambiente degli artisti a quello della committenza, individua il collegamento di specifici temi e iconografie, distintivi della produzione pittorica seicentesca (quali la "pittura filosofica" o quella di genere), alla speculazione dei novatores, formulando originali letture di dipinti famosi di Guercino, Rubens, Grechetto, Salvator Rosa e altri pittori attivi in Italia nel XVII secolo.